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Archie Cochrane
Archibald Leman Cochrane (1909 – 1988) è stato un medico ed epidemiologo scozzese.
È considerato uno dei fondatori della medicina basata sulle evidenze.
In questa pagina sono riportate le informazioni principali sulla vita di Archie Cochrane, medico sozzese da cui prende il nome la maggiore istituzione internazionale impegnata nel campo della valutazione delle prove di efficacia: la Cochrane.
Formazione
Vinse alcuni premi scolastici, prima ad Uppingham e poi al King’s College di Cambridge, dove si diplomò a pieni voti. Si laureò tardi in medicina e chirurgia (1938) dopo gli studi all’University College Hospital di Londra. Dapprima fu affascinato da Freud e da Marx, come molti della sua generazione; ma diversamente dalla maggior parte di loro trascorse due anni come studente medico nella Brigata Internazionale nel corso della guerra civile spagnola e venne iniziato alla psicoanalisi a Vienna.
Tra il 1933 e il 1934, Archie studiò psicoanalisi a Berlino, a Vienna e a Hague con Theodor Reik, un eminente psicologo viennese che fu uno dei primi e più brillanti studenti di Sigmund Freud.
Esperienze
Non convinto da entrambe le esperienze, ritornò alla ricerca medica e nel 1940 si arruolò nei Medical Corps dell’esercito. Fu fatto prigioniero a Creta nel 1941 (un evento la cui colpa addossava sempre a Evelyn Waugh, l’ufficiale del servizio informazione del battaglione D «Layforce») e trascorse quattro anni come prigioniero di guerra a Creta, in Grecia, e in Germania, curando principalmente prigionieri russi, francesi e iugoslavi affetti da tubercolosi. Nel 1945 fu nominato Member of the Order of the British Empire (MBE) per il suo servizio come ufficiale medico prigioniero di guerra.
Nel 1946 gli fu assegnata una borsa di studio Rockfeller, che gli rese possibile il conseguimento della specializzazione alla London School of Hygiene and Tropical Medicine ed un soggiorno di un anno negli Stati Uniti per studiare l’epidemiologia della tubercolosi.
Al suo ritorno entrò a far parte dell’unità di ricerca sulle pneumoconiosi del Medical Research Council, che era stata appena costituita, come epidemiologo e lettore di radiografie. I successivi dieci anni furono probabilmente i più produttivi della sua vita. Con un interesse quasi ossessivo per riproducibilità, bassi tassi di rifiuto e validazione, dimostrò che si possono effettuare misure su popolazioni geograficamente definite con più o meno lo stesso livello di accuratezza delle misure fatte in laboratorio.
Risultati
Questo aiutò a fare dell’epidemiologia una scienza quantitativa, ma ebbe molti altri risultati, specialmente nelle pneumoconiosi dei minatori di carbone, nell’epidemiologia di bronchite, anemia ed artrite reumatoide e, più tardi, nella ricerca sui servizi sanitari. Nel 1957 sopravvisse alla prognosi di un professore di chirurgia, che gli aveva dato solo tre mesi di vita.
Fu spiazzato, forse senza che ce ne fosse la necessità, dalla decisione del MRC di affidare al National Coal Board la ricerca sulla pneumoconiosi nei minatori, con una limitata partecipazione del MRC stesso, ed alla fine divenne docente di malattie polmonari alla National School of Medicine del Galles e direttore onorario dell’unità di epidemiologia del MRC. Non ebbe un vero successo come docente, sia nell’insegnamento sia nel senato accademico, nonostante fosse proverbiale la sua garbatezza con gli studenti, ma quella fu per lui un’occasione per mutare la direzione della sua ricerca dall’epidemiologia all’analisi dei servizi sanitari. Il successo gli venne con la valutazione delle procedure di screening (per glaucoma e anemia).
Lasciò la cattedra nel 1969 per diventare direttore a tempo pieno del MRC, concentrando l’attenzione, in questo secondo produttivo periodo, sull’importanza della definizione, attraverso studi clinici randomizzati, del luogo ottimale di cura e della durata ottimale di ricovero. Nel 1971 il Nuffield Provincial Hospitals Trust pubblicò il suo libro “Efficacia ed efficienza: riflessioni sui servizi sanitari” (edizione italiana, Il Pensiero Scientifico Editore, 1999, ndr) che, uscito certamente in un momento fortuito, ebbe diffuse conseguenze internazionali.
Nello stesso periodo, accettò l’impresa di diventare il primo preside della Facoltà di medicina di comunità. Era un compito assai estraneo alla sua indole, ed egli lo compì per puro senso del dovere, ma questo sconvolse i suoi progetti di ricerca. Gestì con competenza un lavoro difficile ed importante e conseguì ciò che gli si chiedeva.
Gli ultimi anni
Si ritirò per quella che somiglia ad una estate di San Martino, vivendo con una famiglia comprendente tre generazioni a Rhoose; completò gli studi di 20 anni di follow-up delle comunità che aveva studiato negli anni ‘50, viaggiò molto e studiò i servizi sanitari dei paesi sviluppati. Non portò a termine tutto ciò che aveva sperato, ma continuò il suo lavoro di ricerca dopo qualche grave contrattempo, completando nel 1983 uno studio di follow-up di 30 anni negli uomini di Rhondda.
Ebbe molti altri interessi e abilità. Mostrò una competenza superiore alla media nel rugby, nello squash, nel tennis e nello sci, gli piaceva collezionare quadri e sculture e fare del giardinaggio. Esiste un piccolo volume di suoi versi, scritti durante la prigionia. Diede generosamente ospitalità, specialmente a visitatori stranieri, e ammise sempre l’importanza che la disponibilità di una rendita personale aveva avuto come aiuto alla sua carriera.
Un altro aspetto della sua vita fu il supporto che fornì alla sua sfortunata famiglia, principalmente con la diagnosi e preoccupandosi che avessero la migliore cura e la migliore assistenza. Ci furono undici casi di malattie importanti nella cerchia familiare più ristretta:tre avevano la porfiria, tre un diabete grave e uno un’artrite reumatoide giovanile.
Fu un uomo con una grave forma di porfiria, che fumava troppo e che non aveva la consolazione di una moglie, di un credo religioso o di un premio al merito, ma non se la cavò poi così male.