La United States Preventive Services Task Force (USPSTF) ha pubblicato un documento in cui raccomanda di anticipare l’età di inizio dello screening mammografico dai 50 ai 40 anni.
Ha davvero senso anticipare lo screening mammografico a 40 anni?
La United States Preventive Services Task Force (USPSTF) ha pubblicato di recente un documento in cui raccomanda di anticipare l’età di inizio dello screening mammografico dai 50 ai 40 anni.
In un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine di revisione critica delle prove alla base della nuova raccomandazione, Woloshin et al sottolineano come non vi siano nuove evidenze che giustifichino un cambiamento della precedente raccomandazione, ma solo un modello predittivo da cui la USPSTF ha tratto stime di efficacia dello screening mammografico sovrastimate rispetto a quelle che risultano dalle principali metanalisi sull’argomento, a fronte di una sottostima delle conseguenze dello screening in termini di false diagnosi o sovradiagnosi.
Gli autori puntualizzano anche come questa raccomandazione rischi di dirottare verso procedure di dubbio beneficio netto una quota importante delle risorse sanitarie destinate a ciò che invece funziona, come per esempio il trattamento di tumori mammari difficilmente rilevabili mediante screening perché più veloci e aggressivi.
Questi tumori sono risultati più frequenti proprio in quelle fasce di popolazione con una più elevata mortalità per tumore mammario (es. le donne afroamericane o afro-discendenti), che la USPSTF ha ipotizzato potessero trarre vantaggio dall’anticipare l’inizio dello screening.